The Holdovers – Lezioni di vita

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Continua la mia opera di recupero dei film più discussi e/o premiati degli ultimi mesi. Oggi è la volta di una pellicola che ho apprezzato molto più di quanto potessi immaginare: The Holdovers – Lezioni di vita (2023). Diretto da Alexander Payne e con Paul Giamatti nel ruolo del protagonista, il film è ambientato nell’inverno del 1970, in un prestigioso collegio maschile del New England.

Il professor Hunham, un docente di storia antica colto, severo e poco diplomatico, non è per nulla amato dai suoi allievi. Ed è mal tollerato anche dai colleghi e dal preside della Barton Academy. Una boarding school di élite, di cui un tempo Hunham è stato allievo e nella quale insegna da una vita.

Dopo che, per principio, Hunham ha rifutato di promuovere nella sua materia il figlio di un senatore, scatenando le ire di quest’ultimo, il preside Woodrup lo “punisce”. Gli assegna, cioè, l’ingrato compito di badare al piccolo gruppo di studenti, appena cinque, costretti a trascorrere le vacanze natalizie a scuola. Con loro, resta alla Barton anche la responsabile delle cucine, Mary Lamb. Una donna afroamericana, il cui unico figlio, il diciannovenne Curtis, è stato da poco ucciso in Vietnam. Grazie all’impiego di sua madre, Curtis aveva potuto frequentare la Barton, nonostante le sue origini molto modeste. Ma, una volta diplomato, aveva dovuto rinunciare al college per motivi economici. E, di conseguenza, quando aveva ricevuto la chiamata al fronte, era stato costretto a partire.

Hunham impone ai cinque allievi una rigida routine quotidiana, fatta di sport e di studio, facendosi odiare ancora di più. Fino a quando, pochi giorni prima di Natale, il padre di uno dei ragazzi non manda il suo elicottero privato alla scuola, invitandoli tutti a trascorrere il resto delle vacanze in montagna. Hunham cerca di raggiungere telefonicamente le famiglie degli allievi, per ottenere l’autorizzazione a farli partire. Tutti i genitori rispondono e acconsentono, con l’eccezione della madre del diciassettenne Angus Tully, che è in luna di miele con il secondo marito e che risulta irreperibile. Il ragazzo è quindi costretto ad assistere alla partenza dei compagni e a restare alla Barton insieme al professore e alla signora Lamb.

La situazione è tesa: Angus ha un carattere testardo e ribelle, si sente vittima di un’ingiustizia e non ha la minima intenzione di facilitare il compito di Hunham. Quest’ultimo, a sua volta, lo guarda attraverso la lente del pregiudizio che nutre nei confronti di tutti i suoi studenti. Dei ricchi, privilegiati e ottusi rampolli, destinati ad avere dalla vita molto di più di quello che, in realtà, meriterebbero.

Le cose cominciano a cambiare quando, a seguito di un incidente in palestra, Angus mente per proteggere il suo insegnante. Da quel momento, tra i due inizia a instaurarsi un rapporto di fiducia e rispetto reciproco, che li porta a capirsi meglio e che, di situazione in situazione, li avvicina, rendendoli sempre più simili a una coppia padre/figlio. In questa dinamica si inserisce anche Mary Lamb, nella sua duplice veste di madre sofferente e di donna pragmatica e di buon senso.

Il film è tutto incentrato sulla figura del professore, con qualche incursione nel suo passato, e sulle sue relazioni con gli altri personaggi. Paul Giamatti, che io ho adorato ne La versione di Barney, è perfetto nel ruolo di questo attempato uomo di cultura, che si crogiola nella sua solitudine, nella rigidità delle sue convinzioni, nei suoi difetti e nel suo amore per la routine. E che pure, a poco a poco, si apre, giungendo a compiere, nel finale, una scelta radicale che prima sarebbe stata impensabile.

Come avrete notato leggendo la trama, The Holdovers attinge a un repertorio di temi già visti ed esplorati in diverse altre pellicole. Il collegio di prestigio, le scaramucce tra ragazzi, le ingiustizie sociali, il docente burbero e solitario, lo studente ribelle, una convergenza inattesa… Il rischio di déjà vu è costante. Eppure, il film riesce a evitarlo, grazie soprattutto ai tre personaggi principali, a dei dialoghi efficaci e a un’ambientazione convincente.

The Holdovers è, nello stesso tempo, un film ironico e malinconico, prevedibile e sorprendente. In alcuni momenti è leggero, con toni da commedia brillante, in altri si fa più cupo, evocando con delicatezza drammi pubblici e privati. A mio avviso, è un film godibile, tanto che lo riguarderei volentieri.

Infine, per la serie “quanto è piccolo il mondo (di Hollywood)”: l’attrice che interpreta Mary Lamb, e che per questo ruolo ha vinto (con merito) un Oscar, è la stessa che intepreta la detective Williams di Only Murders in the Building