Un blog, perché

Un blog perché

Pensieri dalla soffitta è nato un po’ per caso nel giugno del 2007, su Blogger.

Un altro mondo, direte voi… Al Quirinale c’era da un anno Giorgio Napolitano, mentre il Presidente del Consiglio era, per la seconda volta in un decennio, Romano Prodi; in America, George W. Bush portava avanti il suo  secondo mandato presidenziale, mentre in Francia Nicolas Sarkozy aveva da poco sconfitto Ségolène Royal nella corsa all’Eliseo – con mia grande delusione, mi permetto di aggiungere. Addirittura, in Gran Bretagna il Primo Ministro era ancora Tony Blair, che avrebbe lasciato Downing Street proprio alla fine di quell’assolato mese di giugno. A Berlino, invece, regnava già incontrastata Angela Merkel, la cui longevità politica supera di gran lunga quella di tutti i leader delle altre grandi democrazie del mondo occidentale.

In quei giorni di sole, la crisi economica globale del 2008, che tanti equilibri non solo economici avrebbe stravolto, era ancora impensabile – per quanto molti segnali ampiamente sottovalutati la preannunciassero. Così come era impensabile – facendo ovviamente i dovuti distinguo e le debite proporzioni, senza però sminuire il dolore e il trauma di chi, come la mia famiglia, lo ha vissuto da vicino – il terremoto dell’Aquila del 2009. 

Figuriamoci poi la sanguninosa serie di attentati terroristici che avrebbero sconvolto l’Europa negli anni successivi e, dulcis in fundo, l’attuale pandemia di Covid 19, che farà passare alla storia questo 2020 come un anno di crisi, dolore, divisioni e follia. All’epoca avremmo liquidato una eventualità del genere come un’ipotesi puramente fantascientifica, tutt’al più come un’esagerazione cinematografica…. 

Nel 2007 molti social media erano appena agli inizi: moltissimi in Italia non conoscevano ancora Twitter e Facebook, mentre Pinterest, Instagram e Tik Tok non esistevano (e non esisteva neanche Google+, a pensarci bene: ma la sua vita è comunque stata breve, dato che nel 2020 si è già conclusa). C’era Myspace, ed era abbastanza amato dai più giovani. Esistevano i primi, agguerritissimi Blogger, ma non ancora i famigerati Youtuber e Influencer.

Tutto questo (ma gli esempi potrebbero essere centinaia, e in tutti gli ambiti, dalla letteratura, al cinema – ad esempio, non avevamo ancora passato intere serate a riflettere sul finale di Inception… -, alla musica…) per dire che il mondo del giugno del 2007 era davvero “un altro mondo”. 

Ricordo nitidamente  il sole che brillava su Roma il giorno in cui l’ho lasciata, alla fine del mio periodo di tirocinio presso l’Istituto della Enciclopedia Italiana: me ne tornavo in Abruzzo, a casa dei mie genitori, per ultimare la stesura della mia tesi di dottorato in storia della filosofia. 

Sapevo che avrei trascorso tutta l’estate chiusa nella loro mansarda, tra libri, appunti e fotocopie, a dissezionare l’utopia tardo seicentesca degli Ajaoiani, mentre turisti e autoctoni si sarebbero affollati, come ogni anno, sulle spiagge di Giulianova, come sempre ampie, ospitali, assolate e brulicanti di vita. Nel frattempo, il mio ragazzo (e attuale marito) completava il suo post-doc alla UCLA, in California: sapevamo già che ci saremmo rivisti solo alla fine di quella che si preannunciava come una lunghissima estate, quando un volo Lufthansa lo avrebbe (finalmente) riportato in Italia…

Pensieri dalla soffitta è nato così, come passatempo e distrazione in un’estate di solitudine, di incertezza e di duro lavoro. All’epoca, non sapevo (né – con il senno di poi – avrei potuto davvero immaginare) cosa ne sarebbe stato di me nei mesi e negli anni a seguire: l’unico obiettivo era finire la tesi, riuscire a consegnarla entro l’autunno, per poi discuterla nel marzo del 2008, come poi è effettivamente avvenuto. 

In quei mesi solitari ma piuttosto produttivi, alternavo pagine di Spinoza, Bayle e Fontenelle (sua era la citazione che avevo posto in cima al blog: Les vrais philosophes passent leur vie à ne point croire ce qu’ils voient, et à tâcher de deviner ce qu’ils ne voient point) con la lettura di diversi siti e blog che parlavano di attualità, di politica, di cultura. Erano certamente testi un po’ meno dotti e impegnativi, ma non erano per questo meno interessanti. 

Grazie ad una semplice connessione web, in quelle lunghe ore di stanchezza davanti al mio fido portatile Nemo (che si sarebbe spento per sempre un paio di settimane dopo la consegna della tesi, alla vigilia di Natale… caduto sul campo, e con molto onore, lasciatemelo dire), si apriva davanti a me un mondo nuovo, del quale, nel mio piccolo, volevo essere parte.

Allora, la mia seconda lingua era, per motivi di studio e di passione, il francese. In tedesco, una lingua che tanta importanza ha assunto nella mia vita appena qualche anno più tardi, conoscevo appena qualche parola, e decisamente inutile – quantomeno, piuttosto inutile nel tran tran di tutti i giorni: Dasein, Schadenfreude, Aufklärung, Sturm und Drang, Weltanschauung… E se all’epoca mi avessero detto che sarei finita a vivere proprio in Germania e che le mie figlie sarebbero cresciute bilingui italiano/tedesco, vi assicuro che non ci avrei creduto.

Oggi sono molto lontana da quella mansarda – è ancora lì, polverosa e poetica, con foto, disegni, libri, fotocopie e tanti altri cimeli familiari – e ricordo quel giugno del 2007 con un misto di tenerezza e nostalgia. Sono trascorsi più di 13 anni, molte persone se ne sono andate, qualcuna purtroppo per sempre, mentre altre, alcune delle quali meravigliose e fondamentali, sono arrivate. Alla spensieratezza un po’ ingenua ed incosciente di allora è subentrata la consapevolezza di essere diventata il cosiddetto “adulto nella stanza”. Forse è per questo che il mondo mi sembra un po’ più grigio, rispetto ad allora… 

Anche i miei interessi, inevitabilmente, sono molto cambiati, per motivi personali, lavorativi, anagrafici… Quello che non è mai cambiato è il mio amore per la scrittura (ai limiti della grafomania) e per la lettura. E non è cambiato neppure il ruolo che  attribuisco a questo blog: un piccolo, accogliente salotto, dove sedersi, sorseggiare idealmente the o caffè, raccontare qualcosa di interessante, fare quattro chiacchiere rilassate, esprimere opinioni personali, coltivare le mie passioni.

Se passate da queste parti, quindi, sentitevi i benvenuti. E non abbiate paura di intervenire, mi fa piacere, purché lo facciate con educazione, rispetto e tolleranza. È pur sempre casa mia.

Lisa Vagnozzi, novembre 2020

2 Risposte a “Un blog, perché”

  1. Ciao Lorenza, che bello trovarti qui! Ne è trascorso di tempo e ne sono cambiate di cose, da quando eravamo tutti a Roma… Noi stiamo benone, siamo ancora in Germania e, ora che le bimbe sono cresciute, è diventato un po’ più semplice ritagliarmi del tempo libero per scrivere e dedicarmi al blog… Spero che anche voi stiate bene, in quel di Toronto! Anche noi vi ricordiamo con affetto, un abbraccio forte!

  2. Mi sembra di sentirti parlare, cara Lisa… che nostalgia! Abbiamo avuto troppe poche occasioni per frequentarci, ma noi vi pensiamo sempre! Non sono quasi mai su Linkedin, ma ecco che questa sera mi ha riproposto il tuo profilo, e così ho visto che hai ancora il blog che ho visitato di nuovo con piacere. Spero che stiate tutti bene! Un abbraccio!

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