La maestra venuta dallo spazio

la maestra venuta dallo spazio

Per i bambini della III B è appena iniziato un nuovo anno scolastico e non mancano le sorprese! La maestra Paola se n’è andata, alcuni dicono che sia addirittura sparita nel nulla, e al suo posto è arrivata la maestra Giulia.
Buffa ed eccentrica, la nuova insegnante ha occhi scuri e penetranti, capelli di un rosso fiammante e un piccolo tablet su cui annota qualsiasi cosa accada. E, a detta dei suoi alunni, sa fare tutto – o quasi. Alcuni sospettano che sappia persino leggere nel pensiero…
Quello che Carla, Sara, Larisa, Ottavia, Francesco, Amir, Stefano e i loro compagni di classe non possono ancora sapere è che stanno per vivere un’avventura che mai, nemmeno nei loro sogni più fantasiosi, avrebbero potuto prevedere.

Qui di seguito trovate il Prologo e parte del primo capitolo del mio nuovo racconto, La maestra venuta dallo spazio (2021), acquistabile online su tutti gli store Amazon. L’immagine di copertina mi è stata regalata da mia figlia, illustratrice alle prime armi e prima, preziosa lettrice di tutto quello che scrivo.

Buona lettura!

La maestra venuta dallo spazio

Prologo

È una calda mattina di settembre. Il sole splende alto nel cielo mentre, appollaiati su un tetto o su un terrazzo – scegliete pure voi la posizione che preferite… – osserviamo con curiosità il mondo che ci circonda. Le auto che corrono in strada, le biciclette sul lungomare ancora affollato, il via vai delle persone sui marciapiedi… tutto sembra in movimento, in un brulichio instancabile.

Tra gente che va e gente che viene, c’è anche – fortunatamente per noi… – qualcuno che sta fermo e che si lascia osservare. Attraverso una finestra spalancata, al secondo piano di una palazzina a pochi passi dal mare, il nostro sguardo si sofferma su una donna con dei vaporosi capelli biondi. Indossa un paio di occhiali dalla montatura sottile e se ne sta seduta ad una scrivania di legno chiaro. Sembra molto concentrata, mentre sfoglia un libro e, con una biro nera, prende appunti su un quadernino.

D’un tratto, qualcosa, alle sue spalle, sembra attirare la sua attenzione. Ahimè, dalla nostra posizione non siamo in grado di vedere di cosa si tratti. Forse qualcuno è entrato nella stanza o forse la donna ha sentito un rumore improvviso – magari il suono di una voce, il miagolio di un gatto, il fruscio di una porta che si apre…

Tutto ciò che possiamo dire, adesso, è che vediamo la donna sollevare la testa dal suo libro e guardarsi intorno. Sembra sorpresa. Poi la osserviamo mentre si alza dalla sedia e si allontana dalla scrivania: i suoi movimenti hanno un che di strano, sembrano… meccanici, come quelli di un automa. A passi cadenzati e lenti, la donna scompare dal nostro campo visivo.

Non facciamo in tempo a chiederci dove sia andata o se sia ancora all’interno della stanza, che un bagliore ci acceca. Una luce bianca e prorompente invade ogni angolo, inghiottendo tutto ciò che abbiamo di fronte e costringendoci a chiudere gli occhi.

Quando li riapriamo, dopo un tempo indefinibile, la stanza è ancora lì: la scrivania e la sedia vuote, il libro e il quaderno aperti e la penna, una biro nera, poggiata sulla superficie di legno chiaro. Tutto è esattamente come lo ricordiamo. Con un’unica, curiosa eccezione: la finestra, adesso, è chiusa.

Aspettiamo per un po’, continuando ad osservare la stanza attraverso i vetri, chiedendoci cosa abbia potuto causare quella luce così forte e così improvvisa. E poi: è accaduto davvero o l’abbiamo soltanto immaginato?

Dopo alcuni minuti in cui non succede nulla, ci stufiamo di tenere d’occhio la finestra chiusa. La donna dai capelli biondi non torna alla scrivania, la sedia resta vuota. Non c’è più molto da guardare.

Decidiamo di andarcene, di abbandonare questo tetto o questo terrazzo su cui ci siamo appollaiati e di smettere, almeno per oggi, di curiosare nelle vite degli altri.

Mentre andiamo via, però, ci prendiamo un ultimo, brevissimo istante per guardare indietro. Adesso, l’appartamento al secondo piano di quella palazzina a pochi passi dal mare ci sembra eccezionalmente immobile e silenzioso. Una bolla di silenzio, nella confusione e nel tramestio del mondo intorno a noi.

1 Bentornati a scuola!

– Ciao Carla! – Sara si stacca dalla mano del suo papà e corre a salutare la sua migliore amica che, zaino rosso in spalla, si sta avvicinando a passo svelto al cancello della scuola. – Hai saputo la novità? –

– Ciao! – Carla sorride e agita la mano, festante. – Quale novità? – aggiunge un attimo dopo, incuriosita.

– La maestra Paola… dicono che è andata via, così, all’improvviso, senza dire niente a nessuno – risponde Sara, allargando le braccia.

Poi, quasi sussurrando, aggiunge:

– Ho sentito dire dalla mamma che è sparita nel nulla, da un giorno all’altro… puff! E nessuno sa dove sia finita, né se tornerà. –

Carla aggrotta le sopracciglia, turbata. È il primo giorno di scuola per lei e per tutti i piccoli allievi della scuola elementare “Edmondo De Amicis”. Il cortile brulica di vita e di voci, mentre i bambini salutano i genitori e si dirigono ridendo e chiacchierando alle rispettive classi.

La III B è al secondo piano, in un’aula piccola ma luminosa, con una bella vista sulla piazza antistante. Affacciandosi dalle finestre, si riesce ad intravedere anche una striscia di mare, che oggi è di un blu particolarmente intenso.

Quando Carla entra in classe, molti dei suoi compagni sono già arrivati. Sorridenti, la pelle dorata dal sole delle vacanze, le voci che tradiscono l’emozione di ritrovarsi tutti insieme, dopo tre lunghi mesi.

Sara e Carla si siedono in seconda fila, vicino ad una delle finestre.

– Ehi! Ehi! Ehi, voi due! – Francesco, in terza fila, cerca con insistenza di attirare la loro attenzione. – Avete sentito? Da oggi c’è una maestra nuova! –

– Davvero? – esclama incuriosito Stefano, intento a sistemare lo zaino ai piedi del banco.

– Sì… – risponde Francesco.

Quindi, abbassando la voce e con un’espressione grave dipinta sul viso paffuto, spiega:

– I miei genitori mi hanno detto che la maestra Paola è scappata perché noi facevamo troppa confusione. Non vuole farsi più trovare, dicono. Ed è tutta colpa nostra! –

– Non è vero che è colpa nostra! – protesta vivacemente Ottavia, in prima fila.

Poi, con un filo di voce, aggiunge:

– Nessuno sa davvero perché se n’è andata, non ha dato nessuna spiegazione… –

– Ho sentito dire che nessuno è ancora riuscito a mettersi in contatto con lei e che non risponde più al telefono – aggiunge Sara pensosa. – Non è da lei, non trovate? –

– Speriamo che non le sia capitato niente di brutto! –

– Povera maestra Paola! –

[…]

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