Come si decide cosa è giusto e cosa no? Idee per un laboratorio filosofico

Che cosa è giusto? Perché? Chi lo decide? Siamo così abituati ad utilizzare le parole “giusto” e “sbagliato” nella nostra vita di tutti i giorni, che spesso non ci rendiamo conto davvero del loro significato. E neppure delle loro profonde implicazioni.

Ebbene, l’idea di un laboratorio filosofico, come abbiamo ripetuto tante volte, è proprio quella di andare a “scavare” in ciò che diciamo e sappiamo (o pensiamo di sapere), problematizzando cose che diamo per scontate. E che ci sembrano semplici.

Di alcune sfaccettature del tema della giustizia ci eravamo già occupati tempo fa, parlando del mito di Robin Hood. Il laboratorio di oggi invece, adatto dagli 8 anni di età, prende le mosse da un piccolo esperimento mentale.

Esperimento mentale: Un premio per la III A

La classe III B della scuola elementare Edmondo De Amicis vince un concorso e riceve come premio un buono da 500 euro. Il buono deve essere destinato all’acquisto di materiali per attività come arte, musica, teatro e sport, da svolgere durante l’orario scolastico.

Se foste nei bambini della III B, come utilizzereste questi soldi? Che cosa acquistereste? Perché? Fate delle proposte.

Secondo voi, è preferibile destinare il denaro ad attività diverse, scelte da tutti i bambini della classe? Oppure è preferibile scegliere un’unica attività? Perché?

Vi vengono in mente altre soluzioni?

Dovendo scegliere un’unica attività, come fareste? Che cosa pensate che sarebbe più giusto fare? Perché?

Cosa significa “giusto”, per voi?

L’esperimento mentale del flauto

Un altro possibile punto di partenza interessante per poter affrontare con in più piccoli il tema della giustizia è l’esperimento mentale proposto dall’economista e filosofo indiano, nonché Premio Nobel Amartya Sen nel saggio L’idea di giustizia (2009).

Un bambino e due bambine si contendono un flauto. Ann vuole il flauto perché è l’unica dei tre a saperlo suonare. Bob vuole il flauto perché è il più povero dei tre e non possiede nessuno strumento musicale. Carla, invece, vuole il flauto perché lo ha costruito con le proprie mani, impiegando molti mesi.

Ai bambini che partecipano al laboratorio si potrebbe chiedere:

Secondo voi, chi dei tre bambini dovrebbe ottenere il flauto? Perché?

È possibile trovare una soluzione che non scontenti nessuno dei tre bambini? Se sì, quale?

Nella fiaba classica…

Una riflessione sulla giustizia potrebbe prendere le mosse da Il pifferaio magico. Nella storia, un pifferaio viene chiamato per liberare la città dai topi e, per questo suo servizio, gli viene promesso un compenso, Tuttavia, quando il pifferaio, dopo aver svolto il suo compito, torna per ottenere quanto gli era stato promesso, viene allontanato. Non avendo ottenuto il suo compenso, il pifferaio decide di punire l’intera cittadina. Suonando il suo magico strumento, l’uomo porta via con sé tutti i bambini, per poi rinchiuderli in una caverna inaccessibile.

…e al cinema

Come nel caso de Il pifferaio magico, anche nel film di animazione Ant Bully – Una vita da formica (2006) ci troviamo di fronte ad una sorta di contrappasso. Un bambino che, quando è frustrato e nervoso, si sfoga inondando le tane delle formiche del suo giardino, viene rimpicciolito per magia. Catturato dalle formiche, viene condannato dalla loro Regina a vivere proprio come una formica, lavorando duramente per procurarsi il cibo e difendendosi costantemente dai predatori.